Consiglio Nazionale delle Ricerche
Istituto di Ricerca sulle Onde Elettromagnetiche
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Il rischio da esposizione ai campi elettromagnetici
non ionizzanti secondo l'IROE
Promemoria consegnato al Presidente della 13a
Commissione permanente del Senato nel corso dell'audizione del
5 aprile 2000 sul Disegno di Legge n.4273 Legge quadro sulla
protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici
(poi divenuto Legge 22 febbraio 2001,
n.36).
- I campi elettromagnetici, se di sufficiente intensità,
possono sicuramente risultare pericolosi per la salute o
la sicurezza degli individui esposti. La sperimentazione
su volontari ed animali ha permesso di identificare un
insieme di effetti dannosi e di determinarne le soglie.
La tipologia degli effetti ed i valori delle soglie
dipendono in maniera determinante dalla frequenza del
campo.
- Le più autorevoli norme di sicurezza internazionali
(Prestandard Cenelec del gennaio 1995, Linee Guida ICNIRP
dell'aprile 1998, Standard ANSI/IEEE dell'aprile 1999,
Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea del
luglio 1999) specificano limiti di esposizione che
tengono conto di tutti gli effetti accertati e delle
relative soglie, introducendo ampi margini di cautela
(diversificati per popolazione e lavoratori
professionalmente esposti) che riducono ad un livello
estremamente basso, se non nullo, il rischio di incorrere
in uno degli effetti dannosi di cui al punto 1).
L'attuale legislazione italiana, mentre si allinea a tali
norme per quanto riguarda le bassissime frequenze (DPCM
23 aprile 1992), adotta margini di cautela ancora
maggiori per quanto riguarda le radiofrequenze impiegate
nelle telecomunicazioni (DM 10 settembre 1998 n.381).
- In Italia si avverte l'esigenza di una legge organica,
che disciplini in modo coordinato le esposizioni dei
lavoratori professionalmente esposti e della popolazione
ai campi elettromagnetici emessi da qualsiasi sorgente
che operi nella banda delle radiazioni non ionizzanti (0
- 300 GHz).
- Esistono studi (epidemiologici o su animali, tessuti,
colture cellulari) in base ai quali si potrebbe
sospettare o ipotizzare l'esistenza di effetti o
patologie riconducibili ad esposizioni prolungate a campi
elettromagnetici di intensità inferiore, o molto
inferiore, ai limiti specificati dalle attuali norme di
sicurezza. Tuttavia, le più autorevoli organizzazioni ed
istituzioni internazionali (OMS, ICNIRP, Cenelec, IEEE)
concordano nel ritenere che l'analisi critica complessiva
della letteratura scientifica accreditata esistente non
fornisca evidenze convincenti a sostegno di questi
sospetti e di queste ipotesi e non giustifichi quindi
l'adozione di standard di sicurezza più restrittivi di
quelli vigenti. Le stesse istituzioni ammettono che
questa posizione potrà essere rivista qualora emergano
nuovi risultati.
- In tutta la cultura radioprotezionistica delle radiazioni
ionizzanti e non, è ben radicato il principio
precauzionale di evitare le esposizioni inutili e ridurre
al
minimo ragionevolmente ottenibile
quelle
inevitabili (principio ALARA).
- Forse anche a causa di alcune campagne mediatiche mirate
più al sensazionalismo che alla diffusione di
informazioni corrette, esiste nell'opinione pubblica una
percezione distorta dei rischi e quindi una notevole
apprensione nei confronti delle esposizioni ai campi
elettromagnetici. A prescindere dall'esistenza di rischi
concreti, tale apprensione costituisce di per sé un
valido motivo per affrontare seriamente la questione.
Questo punto di vista è tra i presupposti del progetto
campi elettromagnetici dell'OMS.
- Il rischio zero non esiste: l'intrinseca
sicurezza non può essere dimostrata a priori per
nessuna tecnologia. In una situazione di incertezza,
l'adozione di limiti di sicurezza sempre più bassi e di
margini di cautela sempre più alti può indubbiamente
apparire come un'opzione attraente, anche alla luce di
quanto esposto al punto 5. Tuttavia, nell'applicare il principio
precauzionale non si può prescindere dal considerare
attentamente tutti gli aspetti del problema, ovvero, da
una parte, l'effettiva entità del beneficio sanitario
conseguito e dall'altra le possibili conseguenze
negative, sul piano socioeconomico, dei provvedimenti
presi, a causa sia delle difficoltà eventualmente
frapposte all'utilizzo di tecnologie che possono
risultare fondamentali per lo sviluppo, sia dell'onere
finanziario del risanamento. I costi, in particolare,
devono essere inquadrati nell'ottica di un utilizzo
ottimale delle risorse disponibil i, basato su una
corretta scala di priorità e finalizzato al
conseguimento della massima efficacia degli interventi.
- L'adozione di provvedimenti cautelativi di qualsiasi tipo
nei confronti dell'esposizione ai campi elettromagnetici
deve anche commisurarsi all'effettiva consistenza ed
entità del rischio associato, rapportato agli altri
rischi che si incontrano nella vita moderna. In caso
contrario, la distorsione della percezione del rischio
nell'opinione pubblica tenderà a peggiorare
ulteriormente, ottenendosi così l'effetto opposto alle
presumibili finalità dei provvedimenti.
- All'interno della Comunità Scientifica nazionale c'è un
vasto consenso su una posizione comune nei confronti
delle problematiche connesse con l'inquinamento
elettromagnetico, posizione ben espressa nella
Lettera aperta dei ricercatori coordinati
nell'ICEmB sull'impatto ambientale dei campi
elettromagnetici
, diffusa nel giugno 1999.
Daniele Andreuccetti
Responsabile della Attività
di Ricerca sulla Protezione dai campi
elettromagnetici
Marco Bini
Responsabile del Reparto Interazione campi
elettromagnetici - materia