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Conferenza pubblicaI CAMPI ELETTROMAGNETICILugano, 23 novembre 2000 |
Col termine "campo elettromagnetico" o "radiazione elettromagnetica" si intende il complesso di grandezze e fenomeni fisici governati da un insieme di equazioni che James Maxwell mise a punto nella seconda metà del XIX secolo, riprendendo e completando il lavoro sperimentale e teorico sull'elettricità ed il magnetismo compiuto da un grande numero di studiosi (come Galvani, Volta, Oersted, Laplace, Ampere, Farady per citare solo i più noti) nei due secoli precedenti.
Semplificando al massimo, possiamo dire quanto segue.
Nella figura seguente (tratta dal sito Internet Cellular Phone Antennas (Base Stations) and Human Health di J.Moulder) è riportata una visione schematica dell'intero spettro elettromagnetico.
A seconda dei fenomeni studiati, la radiazione elettromagnetica può essere convenientemente descritta in termini ondulatori oppure corpuscolari. Nella descrizione corpuscolare, la frequenza costituisce una misura dell'energia trasportata da ogni singolo corpuscolo (detto fotone), in base alla nota relazione secondo la quale l'energia di ogni fotone è pari al prodotto della frequenza per la costante di Planck (il cui valore è 6,63.10-34 joule.secondo) mentre ovviamente l'intensità è legata anche al numero di fotoni che transitano per unità di tempo attraverso l'unità di superficie ortogonale alla direzione di propagazione.
Si definiscono radiazioni elettromagnetiche ionizzanti quelle radiazioni in grado di ionizzare direttamente la materia qualunque sia la loro intensità. La ionizzazione è un tipico fenomeno corpuscolare, poiché consiste nell'assorbimento di un fotone da parte di un elettrone esterno di un atomo: l'elettrone acquisisce l'energia del fotone e, se questa è sufficiente (cioè se la frequenza della radiazione è abbastanza alta), abbandona l'atomo a cui appartiene, vincendone la forza elettrostatica che lo lega al nucleo. La ionizzazione, quando avviene (cioè se la frequenza è sufficiente), avviene per qualunque intensità: quello che cambia con l'intensità della radiazione è solo il numero di atomi che subiranno il processo, rapportato all'unità di tempo e di superficie esposta.
La distinzione tra radiazioni ionizzanti e non riveste una grande importanza anche per quel che riguarda gli effetti biologici, poiché il meccanismo di ionizzazione può provocare nei tessuti alterazioni genetiche e tumori. Le radiazioni ionizzanti sono pertanto cancerogeni certi a qualunque livello di intensità.
Nella tabella che segue sono riportate le energie necessarie per ionizzare alcuni tipi di atomi, dal cesio (che è il più disponibile a farsi strappare elettroni) all'elio (che invece è tra i meno disponibili), passando per i tipici componenti del materiale organico.
Atomo | Energia di ionizzazione | Lunghezza d'onda equivalente |
---|---|---|
Cesio | 3,9 eV | 318 nm |
Carbonio | 11,3 eV | 110 nm |
Idrogeno | 13,6 eV | 91 nm |
Ossigeno | 13,6 eV | 91 nm |
Azoto | 14,5 eV | 86 nm |
Elio | 24,6 eV | 50 nm |
Come si vede, la banda di radiazione interessata è sempre quella degli ultravioletti, che occupano l'intervallo di lunghezza d'onda compreso grossomodo tra 10 e 400 nm (1 nm è pari a un miliardesimo di metro). I campi elettromagnetici di cui ci occupiamo in questo documento rientrano pertanto tutti nell'ambito delle radiazioni NON ionizzanti, per le quali si farà nel seguito riferimento esclusivamente alla trattazione ondulatoria.
E` bene avere presente che i termini campo elettrico, campo elettromagnetico, onda elettromagnetica NON sono sinonimi, ma rappresentano aspetti diversi dell'elettromagnetismo, da tenere distinti anche in considerazione delle diverse modalità di interazione con gli individui umani e quindi delle diverse eventuali conseguenze sanitarie.
Il campo elettrico è la grandezza fisica attraverso la quale descriviamo una regione di spazio le cui proprietà sono perturbate dalla presenza di una distribuzione di carica elettrica. Il modo più evidente con cui questa perturbazione si manifesta è attraverso la forza che viene sperimentata da una qualunque altra carica introdotta nel campo stesso. Il campo elettrico viene descritto mediante un vettore E (detto vettore campo elettrico, o semplicemente campo elettrico) che in ogni punto della regione di spazio indica la direzione, l'intensità ed il verso della forza che agisce su una carica puntiforme unitaria positiva che venga posta in quel punto; l'intensità del campo elettrico si misura in volt al metro (V/m). Grazie alla forza che esercita sulle cariche, il campo elettrico è in grado di provocare correnti elettriche nei materiali conduttori.
Analogamente, attraverso il concetto di campo magnetico descriviamo la perturbazione delle proprietà dello spazio determinata dalla presenza di una distribuzione di corrente elettrica, perturbazione che si manifesta con una forza che agisce su qualunque altra corrente elettrica introdotta nel campo. Il campo magnetico può essere descritto mediante un vettore B (detto densità di flusso magnetico, o anche induzione magnetica) definito in maniera un po' complessa, ma in ogni caso riconducibile alla forza che in ogni punto della regione di spazio si manifesta su una corrente elementare che venga posta in quel punto; l'intensità dell'induzione magnetica si misura in tesla (T). Una delle caratteristiche più importanti del campo magnetico variabile nel tempo, almeno dal punto di vista sia della misura sia dell'interazione con organismi biologici, consiste nella sua capacità di provocare correnti elettriche all'interno di oggetti conduttori dove in assenza di campo esse non erano presenti.
Carica elettrica e corrente elettrica sono dunque le sorgenti materiali rispettivamente del campo elettrico e del campo magnetico. Questa situazione è riassunta nella tabella che segue.
Campo elettrico | Campo magnetico | |
---|---|---|
Generato da | qualunque oggetto dotato di carica elettrica | qualunque conduttore percorso da corrente elettrica |
È una regione di spazio nella quale si manifestano forze che agiscono su | altri oggetti dotati di carica elettrica | altri conduttori percorsi da corrente elettrica |
Se tutto finisse qui, non esisterebbero né campo elettromagnetico né onde elettromagnetiche. Invece, risulta che un campo elettrico può essere generato, oltre che da una distribuzione di carica elettrica, anche da un campo magnetico variabile nel tempo; analogamente, un campo magnetico può essere generato, oltre che da una distribuzione di corrente elettrica, anche da un campo elettrico variabile nel tempo. In altre parole, quando si è in regime variabile nel tempo, campo elettrico e campo magnetico divengono uno la sorgente (cioè la "causa") dell'altro.
Grazie a questa interdipendenza, il campo elettrico ed il campo magnetico possono in quel caso essere considerati come due aspetti di un'unica grandezza fisica (il campo elettromagnetico) in grado di propagarsi a distanza indefinita dalla sorgente, un fenomeno indicato anche col termine radiazione elettromagnetica. In molti casi importanti, risulta che l'ampiezza del campo elettromagnetico radiato varia in modo oscillatorio sinusoidale tanto nel tempo quanto nello spazio: si parla allora di onda elettromagnetica.
Una analisi della struttura del campo in funzione della distanza dalla sorgente mostra che in prossimità prevalgono il campo elettrico ed il campo magnetico prodotti dalle sorgenti materiali presenti su di essa, mentre per distanze maggiori di circa una lunghezza d'onda diviene prevalente il campo elettromagnetico dovuto alla mutua generazione, cioè alla radiazione.
Riassumendo:
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Daniele Andreuccetti, IROE-CNR, 2000.